rappresenta l'opera d'arte fotografica dal nome La traccia del tempo L - 1C dell'artista contemporaneo Germano Serafini

La traccia del tempo

GERMANO SERAFINI | La traccia del tempo
a cura di Ilaria Goglia

Inaugurazione sabato 29 febbraio 2020 – ore 19/21
INTERZONE GALLERIA
Via Macerata 46 – Roma

Fino al 30 maggio 2020

TOUR VIRTUALE MOSTRA 360°

COMUNICATO STAMPA

Sabato 29 gennaio 2020 ore 19, INTERZONE GALLERIA presenta la mostra fotografica La traccia del tempo di Germano Serafini, a cura di Ilaria Goglia.

«Attraverso un uso sperimentale del linguaggio e del mezzo fotografico, Germano Serafini mette in discussione le consuete modalità di rappresentazione del reale, aprendo la strada a nuove possibilità percettive.» 

La mostra, proposta per la prima volta al pubblico, composta da immagini realizzate in analogico e organizzata intorno a due nuclei distinti, evidenzia differenti prospettive in dialogo tra loro che, mediante un approccio sperimentale al processo fotografico, diventano occasione per una ricerca filosofica sul campo e metodo di riflessione sulla fotografia stessa. 

I due nuclei espositivi proposti da Germano Serafini negli spazi di INTERZONE GALLERIA, dialogano in un costante rimbalzo tra opere di grande formato accentratrici di un sentimento viscerale e primordiale, ed immagini che si muovono verso una ricerca più sperimentale e concettuale: «…nella prima sezione l’utilizzo della luce lunare, del colore e l’applicazione di rigide regole tecniche dettano i tempi di esposizione della pellicola...Nella seconda sezione, interamente dedicata al bianco e nero, la prassi sperimentale viene portata alle estreme conseguenze. La luce utilizzata è artificiale ma porta con sé l’acquisito tempo espositivo suggerito della luce lunare.» 

Scarica il comunicato stampa

Immagine di copertina: La traccia del tempo \ L – 1 C

Testo Ilaria Goglia

“la nostra durata non è il susseguirsi di un istante ad un altro istante: in tal caso esisterebbe solo il presente, il passato non si perpetuerebbe nel presente e non ci sarebbe evoluzione né durata concreta. La durata è l’incessante progredire del passato che intacca l’avvenire e che, progredendo, si accresce. E poichè si accresce continuamente, il passato si conserva indefinitamente”

Henri Bergson “L’evoluzione creatrice” 1907

Attraverso un uso sperimentale del linguaggio e del mezzo fotografico, Germano Serafini mette in discussione le consuete modalità di rappresentazione del reale, aprendo la strada a nuove possibilità percettive. Il risultato visivo, che sia l’alterazione cromatica, la sfocatura, il movimento, la sottoesposizione, non sono mai esercizi di stile, ma diventano la possibilità di evidenziare fenomeni che solitamente sfuggono all’occhio umano.

La forte componente spirituale della sua ricerca lo porta, da anni, ad utilizzare la fotografia come strumento epifanico, in grado di svelare le ragioni profonde dell’uomo e le complesse relazioni che lo legano all’Universo.

Al centro del progetto “La traccia del tempo” si colloca un’indagine sul tempo, quale concetto dicotomico che contrappone un’idea di “tempo naturale”, incosciente, inteso come ininterrotto flusso di eventi, – derivante dalla primordiale esplosione del Big Bang – ad un “tempo convenzionale”, costruzione intellettuale e imbrigliamento concepito dall’uomo per consentirne una sommaria misurazione, l’anno bisestile ne è un esempio.

Su queste premesse l’autore sceglie due protagonisti principali da ritrarre: le chiocciole e se stesso.

La mostra, composta da immagini realizzate in analogico e organizzata intorno a due nuclei distinti, evidenzia dunque differenti prospettive in dialogo tra loro che, mediante un approccio sperimentale al processo fotografico, diventano occasione per una ricerca filosofica sul campo e metodo di riflessione sulla fotografia stessa.

Nella prima sezione l’utilizzo della luce lunare, del colore e l’applicazione di rigide regole tecniche dettano i tempi di esposizione della pellicola.

La scelta di fotografare gruppi di lumache in contrapposizione alla figura umana non va letta come atto arbitrario, ma come tentativo di rappresentazione di differenti entità, portatrici di concezioni temporali diverse. Se da un lato le lumache diventano espressione di un tempo istintuale, non formalizzato e per l’appunto naturale, la figura umana assume invece il valore di una temporalità accelerata e per questo non conciliabile con la prima.

In questa serie, agglomerati di materia, simili ad esplosioni primordiali, compongono una massa organica in movimento, dove la lentezza degli animali ed il lungo tempo di esposizione hanno consentito di immortalarne l’intero percorso, cristallizzando sulla pellicola la durata di quegli istanti in successione.

In dialogo con questi scatti, un autoritratto dell’artista che, entrando in prima persona nel lavoro e fotografandosi alle stesse condizioni di luce e tempo di esposizione delle lumache, si concentra sulla dissoluzione del suo corpo palesando una divergenza temporale di fondo, resa evidente dall’impossibilità di tracciare sul negativo l’intera successione dei propri movimenti, con una conseguente perdita di informazioni.

Nei varchi di passaggio nella mostra, attraverso manipolazioni in fase di ripresa, due orologi vengono privati dall’artista della possibilità di misurare, divenendo strumenti disfunzionali e metafora dell’incapacità umana di regolare qualcosa di così incommensurabile come il concetto di tempo.

Nella seconda sezione, interamente dedicata al bianco e nero, la prassi sperimentale viene portata alle estreme conseguenze. La luce utilizzata è artificiale ma porta con sé l’acquisito tempo espositivo suggerito della luce lunare, gioca con i parametri interni della tecnica fotografica,­­­­­ allo scopo di generare una risultante estetica in cui la superficie della pellicola subisce evidenti alterazioni, bruciature dall’aspetto simile al pulviscolo, che immergono i soggetti ritratti in una dimensione sospesa con un evidente rimando alle stelle e all’Universo.

In queste ultime immagini, il rapporto naturale/razionale si fa più serrato, includendo entrambi i soggetti (uomo/lumaca) nella rappresentazione e sottolineando ancora una volta un’impossibilità di allineamento tra i due ambiti.

La ripetuta attenzione verso gli arti umani, le mani, diventa quindi elemento differenziale che sottolinea la capacità umana di muoversi ed agire con coscienza in questo spazio e in questo tempo.

Scarica il testo di Ilaria Goglia

Inaugurazione sabato 29 febbraio 2020 – ore 19/21
Fino al 27 marzo

INTERZONE GALLERIA
Via Macerata 46 – Roma

___

“LE CHIOCCIOLE” – Meravigliose protagoniste
Video realizzato da Gabriel Serafini (mattinaspessi)

Dettagli lavori

O – 1 C – dettaglio
L – 1 BN – dettaglio
L – 4 C – dettaglio